MIGUEL BOSE' TRA 'MITO' E REALTA'

giovedì 29 novembre 2007

Miguel Bosè, ritorno in Italia


NON CANTA QUI DA 13 ANNI. ORA, DOPO IL SUCCESSO DEL SUO ALBUM DI DUETTI "PAPITO", SARA' PER UNA SERA AL FORUM. E CI RACCONTERA' LA SUA STORIA IN SALA BUZZATI - MARIO LUZZATTO FEGIZ
2007
28/11


Dov'è l'efebico ballerino-cantante di «Bravi ragazzi» o di «Super Superman»?

È a Milano, dove anni fa sua madre, quella Lucia Borlani che era la più bella d'Italia, faceva la commessa in una pasticceria di viale Piave.

E dove il 5 dicembre terrà l'unico concerto italiano.

A pochi giorni da questo appuntamento i lettori di ViviMilano potranno incontrare Miguel Bosé in un Faccia a Faccia in Sala Buzzati (venerdì 30, ore 18). Ne avranno di cose da domandargli.

Bosé non canta in Italia da tredici anni (era amato anche da De Gregori, spesso critico con i colleghi, che una volta, in un incontro a quattr'occhi, gli disse che la sua versione di «Buonanotte fiorellino» era la sua preferita). La pubblicazione nel nostro Paese dell'album «Papito», che contiene 14 grandi suoi successi riarrangiati e reinterpretati in duetto con grandissimi interpreti internazionali (tra cui Shakira, Ricky Martin, Michael Stipe, Laura Pausini, Juanes, Paulina Rubio e Julieta Venegas) e 2 hit rivisitate in duetto con Mina («Agua y sal») e con Noa («La vida es bella») segna una sorta di riconciliazione fra Miguel Bosé e l'Italia.

Un idillio interrottosi bruscamente a metà degli anni '80 quando l'artista decise di cambiare stile passando dal genere «ballereccio» a qualcosa di più impegnato e baritonale.

Come andò con «Bandido», l'album della svolta?

«Quando lo proposi, il discografico italiano di allora mi disse: se intende buttare una carriera non vogliamo essere al suo fianco. Così lo feci uscire in Spagna, ne comprai 150 copie, le portai in Messico e da li partì un successo straordinario in tutti i paesi dell'America Latina. In Italia non ebbe successo, a dimostrazione che il vostro Paese ama le formule, gli schemi e detesta i cambiamenti. Ne è una dimostrazione Alberto Sordi che si è sempre proposto uguale a se stesso. L'Italia è molto conservatrice. La Spagna e l'America Latina sono diverse. Se un artista insiste nel riproporre se stesso la gente si annoia. È lo stesso pubblico che spinge verso il rinnovamento».

Com'è oggi Bosé dal vivo?

«Naturale, spontaneo, secondo me bravo a cantare e a intrattenere. Ma sapete la cosa più buffa? La gente mi dice: come balli bene. In realtà io non ballo più da un pezzo, cammino. Ma si vede che nella mia falcata la gente vede qualcosa di danzereccio. Insomma non ballo, ma dò l'illusione del ballo. Quanto alle canzoni da eseguire durante lo show, mi sono affidato a un sondaggio via internet per conoscere i desideri dei fan».

Un duetto che le piacerebbe, ma che non ha ancora realizzato?

«Con Caetano Veloso».


"Sì ma non mi sono mai sentito parte del mondo del cinema. È un posto dove passi la vita ad aspettare che ti chiamino. Impari a fare il mezzo punto, a ricamare cuscini. Per carità, io l'ho fatto con registi straordinari. Ma ti pagano per aspettare, non per recitare. La musica ha tempi veloci, vedi il risultato subito, c'è sempre qualcosa da fare o decidere».

Lei, figlio del torero Luis Miguel Dominguin, non ama la corrida.

«È vero, anche se non mi sembra giusto sputare nel piatto dove ho mangiato e dove ancora mangiano molti miei nipoti. Ormai i toreri sono rockstar, guadagnano cifre astronomiche, sono bellissimi e fanno la pubblicità a profumi».

Lei ha sempre difeso le nuove leggi che in Spagna ammettono il matrimonio fra gay.

«È vero. È giusto che lo stato si preoccupi di non escludere una parte di onesti cittadini che pagano le tasse. Nessuno è obbligato a contrarre matrimonio gay come nessuno è obbligato ad abortire. Ma la possibilità deve essere data a tutti».

Nella sua infanzia lei ha respirato lusso e cultura, fra attori, scrittori, pittori...

«Sono cresciuto in un salotto molto esclusivo: non capita a tutti di giocare sulle ginocchia di Pablo Picasso».


IL FACCIA A FACCIA CON MIGUEL BOSÉ. VENERDÌ 30 NOVEMBRE. ORE 18. SALA BUZZATI. VIA BALZAN 3.IL CONCERTO DI MIGUEL BOSÉ. MERCOLEDÌ 5 DICEMBRE. ORE 21. DATCHFORUM. ASSAGO. VIA DI VITTORIO. 02.48.85.72.1569-51,75-36,80-29,90 (INCLUSA PREVENDITA).


PROVA D'ATTORE Su quei tacchi a spillo... Era il 1992 e Miguel Bosé, con parrucca bionda, rossetto e guanti di seta, irrompeva sfrontato e bellissimo nel film di Pedro Almodòvar «Tacchi a spillo». Così ricorda in una recente intervista al «Corriere della Sera» quella sua prova en travesti: «Avevo un paio di gambe stupende, anzi perfette. Adesso sono molto più grosse. Direi da tennista. Altro che tacchi a spillo, non potrei più permettermeli. Imbarazzo nel portarli? Nessuno. Io sono un privilegiato. Sono cresciuto circondato da sette donne: mia madre, mia nonna, le mie sorelle, la tata, le zie... Non ho mai avuto alcun problema a indagare nelle pieghe della mia personalità... Nello scoprire quello che, per altri uomini, sono solo debolezze...»
28 novembre 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tacchi a spillo è un capolavoro, consiglio a tutti di vederlo anche se è introvabile nei negozi e nelle videoteche (ma un modo si trova sempre no?)
Forse sono di parte perchè amo Almodovar in maniera viscerale ma credo di non sbagliare nel consigliarlo (possibilmente in versione originale).
P.S. confrontate l'interpretazione di «Femme letal» fatta da Miguel con quella di Zahara fatta da Gael Garcia in LA MALA EDUCATION sempre di Almodovar e scoprirete che il nostro Miguel vince anche come attore!!! Io è come attore che ho imparato ad amarlo pensate un pò!