MIGUEL BOSE' TRA 'MITO' E REALTA'

martedì 30 novembre 2021

Intervista della casa editrice ESPASA a Miguel Bosè, "El hijo del Capitán Trueno"

 












Non è vero che le le interviste rilasciate in Spagna siano state 'tutte' un tantino difficili e a volte "moleste"... 

Qui ce n'è una rilasciata ad Espasa, la casa editrice dell'autobiografia "El hijo del Capitán Trueno" che con poche e puntuali domande lascia che sia chi ha scritto il libro a spiegarne il 'come' e il 'perché' commentando vari capitoli , il tempo impiegato per costruirlo e  Miguel confessa che sua madre Lucia  ha avuto modo di leggere quasi tutto  il libro  😍, spingendolo anche ad aggiungere altro .

BUONA PARTE DELL'INTERVISTA,  tradotta da me , a braccio, ascoltandola 

"L’idea nasce da una conversazione con uno scrittore colombiano. Gli raccontavo aneddoti della mia vita  e lui disse che avrei dovuto scrivere tutto e subito…

Ho impiegato tre anni. Fermandomi e ricominciando. Alla fine diciamo che ci ho messo un anno.

Scrivo da quando avevo 7 anni, tutti i giorni, senza sosta. A due cose sono fedele: respirare e scrivere.

Quando termina il libro, la sera del mio debutto…lì inizia a serie televisiva che è in marcia. Questa era una parte più visuale che letteraria..le immagini, la musica, le canzoni della vita.

Il capitolo del Liceo francese è quello che mi è costato un po’ ricordare, avevo ricordi più vaghi…gli scaloni , i banchi che scricchiolavano, il mormorìo di noi alunni che dovevamo stare zitti, quasi sempre. 

L’episodio di Londra assieme a mia sorella l’ho ricordato con reticenza… sembravamo due molluschi, quasi lasciati a sé stessi, sottomessi.

Così come l’episodio della separazione dei miei genitori: lì ho cercato di non ‘mettermi’, di non apparire. Tutto molto doloroso, umiliante, con mia madre davanti alla porta e la fine di un’unione…

Sono uno che non si ferma a pensare al passato, comunque, sono più uno che guarda avanti.

Mia madre è riuscita a leggerlo quasi tutto, il libro. L’ha incantata. E mi diceva, in italiano-noi parlavamo sempre in italiano- “dai, aggiungi altro, metti ancora, devi dire di più, devi fare di più!” perché in effetti ce ne sarebbero state di cose da dire…e io ho una grande memoria sensoriale e ora capisco perché sono riuscito a scrivere tanto e soprattutto ‘ora’..ora era il momento di raccontarmi , ora che i conflitti sono risolti, dentro me.

La relazione con mio padre anche si era già risolta. Mi disse che ero l’unico che era riuscito a ‘volare’ di suo senza chiedergli niente. Forse si era un po’ vergognato di non avermi capito prima .

Io ho preso un po’ da mio padre per l’essere poco fedele. Sono fedele alle idee, ai valori, alle persone, all'amore  un po’ meno… 

Scrivere questo libro, nonostante alcuni aspetti dolorosi, brutti, pesanti mi ha rivelato che i ricordi sono una cosa bella ." .....

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